Microplastiche nelle protezioni solari: quanto è a rischio l’oceano?
Microplastiche nelle
protezioni solari: quanto è a rischio l’oceano?
L’inquinamento dei mari da
plastica
e microplastiche mostra i suoi effetti nell’ecosistema marino che soffre impotente davanti all’essere umano. Il problema non sono solo le bottiglie o le buste di plastica, ma anche quelle microplastiche invisibili presenti all’interno di prodotti di uso quotidiano, come detergenti, scrub e alcune creme solari. Sì, anche le bianchissime
protezioni solari per corpo e viso possono contribuire (in alcuni casi) all’inquinamento degli ecosistemi marini. Scopriamo all'interno di questo articolo cosa sono le microplastiche, quali solari scegliere e come evitare ulteriori danni all'ambiente.

Secondo l’ECHA (European Chemical Agency) le microplastiche sono particelle di plastica solide, con dimensione inferiore a 5 mm, insolubili in acqua, non biodegradabili, e talvolta miscelati con additivi e altre sostanze chimiche. Le microplastiche sono composte da polimeri di derivazione petrolchimica e possono essere classificate in:
- Microplastiche primarie: sono rilasciate direttamente nell’ambiente e provengono principalmente dal lavaggio di capi sintetici, e dall’abrasione degli pneumatici. Un 2% appartiene anche al settore cosmetico rappresentato dai microgranuli esfolianti presenti nei peeling viso e corpo. Si stima che il 15 – 31% delle microplastiche presenti nei mari appartenga a questa categoria [1].
- Microplastiche secondarie: provengono dalla degradazione di materiali plastici più grandi e rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche nell’oceano [1].
Le microplastiche di qualunque tipologia, vengono reputate dannose per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente poiché possono essere inghiottite dagli animali provocando effetti tossici e inserendosi all'interno della catena alimentare che porta fino all'uomo. Quella che prima era soltanto un’ipotesi di laboratorio è stata dimostrata recentemente da una ricerca condotta nei Paesi Bassi e coordinata dalla
Vrije Universiteit di Amsterdam:
Minuscoli frammenti di plastica sono stati trovati all'interno del corpo umano
(risultati pubblicati sulla rivista
Environment International).

Microplastiche nei prodotti cosmetici
Le microplastiche nei cosmetici sono sostanze che vengono inserite intenzionalmente nel prodotto cosmetico al fine di migliorare la sensorialità, la consistenza o dare un potere esfoliante. Per questo si ritrovano in prodotti esfolianti, detergenti, oral care, make up e prodotti solari in quantità percentuale variabile (secondo il Cosmetic Ingredient Review anche fino a più del 90%).
Dal 1° Gennaio 2020, con la Legge 27 dicembre 2017, n.205, è stato vietato l’utilizzo delle microplastiche nei prodotti cosmetici a risciacquo ad azione esfoliante o detergente. Questa restrizione ha portato le grandi industrie cosmetiche a modificare le loro formule (talvolta anche nei prodotti senza risciacquo) in una veste più naturale, sostituendo le microbeads esfolianti sintetiche con quelle vegetali, come ad esempio gusci di noce o mandorla micronizzata, sale o zucchero. Tuttavia, questa restrizione non impedisce all’industria cosmetica di bloccare definitivamente il rilascio di microplastiche nell’ambiente in quanto i cosmetici leave on (senza risciacquo) possono usufruire di polimeri acrilati e microplastiche.
È bene sottolineare il fatto che i prodotti solari seguono le normative dei cosmetici leave on, ma sono a diretto contatto con il mare. Infatti, è abitudine del consumatore immergersi in mare subito dopo l’applicazione e questo implica il rilascio delle sostanze inquinanti direttamente in mare senza alcun filtro né depurazione.
Uno studio
[2] condotto sugli effetti dei solari rilasciati in mare afferma che in un anno in media vengono
riversate in mare circa 4000 – 6000 tonnellate di prodotti solari, che contribuiscono all’inquinamento marino, alo sbiancamento della barriera corallina e a danni molteplici all’ecosistema, non solo per l’inquinamento da plastica, ma anche per la presenza di filtri UV chimici e altre sostanze potenzialmente dannose. Nel Mar Mediterraneo secondo i dati riportati dall’Università di Cantabria sulla rivista Environmental Science & Technology, il livello di alcuni metalli pesanti (come il titanio) nelle acque, dopo una giornata affollata di bagnanti su una spiaggia spagnola, sarebbe elevatissimo.
Quanto è inquinante una protezione solare?
Il grande ostacolo che devono affrontate le protezioni solari è il contatto diretto con il mare subito dopo l’applicazione, e quindi il potenziale rilascio diretto e senza filtri (cosa che non accade generalmente per gli altri cosmetici). Per tale motivo trovare una formulazione totalmente “green” ed ecosostenibile è molto complicato, in quanto gran parte dei polimeri acrilati e derivati petrolchimici vengono utilizzati non solo come modificatori reologici ma anche per favorire una stesura ottimale del prodotto ed evitare scottature, favorendo l’azione dei filtri UV.
Inoltre, anche conservanti, additivi, ed emulsionanti contribuiscono in maniera più o meno decisiva all’efficacia della formula, a discapito spesso della sostenibilità ambientale. Dulcis in fundo, è ormai noto il potenziale inquinante di molti filtri UV organici, in particolare troviamo sotto accusa
Octyl Metoxycinnamate, Benzophenone-3
e Octocrylene. Tuttavia, nemmeno i filtri fisici sono pienamente esenti dal danno ambientale in quanto possono generare specie reattive all’ossigeno e provocare danni agli organismi marini.
In che stato è oggi il nostro mare?

L’Istituto Superiore di Sanità tramite un comunicato stampa ha dichiarato che il mare è “malato” a causa delle attività umane in termini di inquinamento diretto. È stato dichiarato inoltre, mediante uno studio, che la presenza delle microplastiche nei mari costituisce un veicolo per microorganismi pericolosi per l’uomo.
Seppur non sia il settore cosmetico tra le principali fonti di rilascio di microplastiche in mare, una piccola scelta responsabile sull’acquisto e l’utilizzo dei propri prodotti per la cura personale può essere l’inizio di un grande cambiamento.
Cosa puoi fare?
- Informati: tenersi aggiornati sullo stato delle condizioni climatiche, della salute dei nostri mari ci rende consapevoli e più responsabili. Aprire quotidianamente pagine d’informazione riguardo le nuove disposizione ambientali, dati statistici aiuta a sensibilizzarci sull’emergenza climatica e sullo stato di salute dei nostri mari.
- Attivati: partire dai gesti più banali può fare davvero la differenza. Evita di disperdere nell’ambiente e nelle spiagge imballi di plastica o rifiuti di qualunque genere, prediligi prodotti con packaging 100% riciclabile, e prima di immergerti in mare attendi che il prodotto solare sia completamente assorbito dalla pelle. Inoltre, ricorda che prendere scelte responsabili, come selezionare un cosmetico ecosostenibile favorisce anche se nel tuo piccolo, un mercato più ecologico.
- Divulga: sostieni l’informazione anche con chi ti circonda, creando una rete di indicazioni utili a favore per l’ambiente. Scambia nozioni utili, sostenibili ed ecologiche e condividile, in modo da rendere istruiti più persone possibili all’uso consapevole dei solari, del corretto riciclo dei materiali e al rispetto dell’ambiente.
Uno sguardo al futuro...
Le restrizioni sull’uso di microplastiche nei cosmetici sono destinate ad aumentare. Diverse industrie cosmetiche si sono già attivate eliminando le microplastiche dai propri prodotti, anche da quelli leave on. Le misure di contenimento dell’inquinamento delle microplastiche e i progetti per il monitoraggio dei dati sono in continua espansione. In un periodo storico delicato come questo attuale, in cui il cambiamento climatico mostra i sui effetti con violenza, attivarsi anche nei piccoli gesti come limitare la produzione di scarti inquinanti può fare la differenza e può sensibilizzare il prossimo a fare lo stesso.
Fonti Bibliografiche:
[3] https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n%C2%B041/2023-il-mare-%C3%A8-malato-per-colpa-dell-uomo-i-segni-dal-mediterraneo-al-polo-nordovo paragrafo